Introduco l‘argomento di oggi dicendo che mi sta
particolarmente a cuore, soprattutto perché si parla di bambini.
Negli ultimi anni il dibattito sui diritti degli
omosessuali infiamma tv, discorsi da bar, dibattiti a scuola, giornali, web,
perfino interviste a personaggi più o meno famosi.
Matrimonio sì, matrimonio no, alcuni propongono di
riaprire i lager, alcuni pazzi addirittura additano l’amore omo come vero e
unico amore –sì, fan di Glee, parlo di voi malate-. C’è gente che parla, altra
passa i fatti e quindi manifestazioni pro o anti gay, linciaggi, ecc…
Però c’è un argomento che non fa solo discutere, fa
proprio sragionare: le adozioni e in generale la possibilità di essere genitori
per le coppie omosessuali. Cioè, è giusto o sbagliato permettere a famiglie,
che esulano il concetto che abbiamo di esse, di poter procreare o adottare
pargoli?
Anche di questo se ne parla ovunque, ma io vorrei
soffermarmi su Internet e Facebook in particolare. Soprattutto sui così detti “progay”. La frase che si legge in giro è
sempre la stessa: “io sono a favore dei gay, ma i bambini hanno bisogno di una
mamma e un papà”.
Ora, posto che la scienza e l’antropologia potrebbero
ribattere a quest’affermazione distruggendola sillaba dopo sillaba, visto che
ciò che concerne la crescita e la cura dei figli non è un dogma fisso nel tempo
e nello spazio, ma è andato incontro a diversi cambiamenti, io vorrei
analizzare le motivazioni che ho visto suffragare questa teoria.
La prima è che i gay non possono avere figli, quindi, per
qualche misterioso motivo, dovrebbero essere privi di istinto genitoriale.
Bene, potrebbe essere vero se non fosse che l’istinto materno e quello paterno
fanno proprio parte di quegl’istinti di cui siamo, teoricamente, dotati tutti
noi. E che entrambi si costruiscono o “svegliano” pian piano, non spuntano
certo fuori da un giorno all’altro.
In più c’è da dire che ho visto madri totalmente prive di
istinto materno e di notizie di genitori che uccidono deliberatamente i figli
per il troppo fracasso –magari bambini di due o tre anni- ce ne sono fin
troppe. Dunque dov’è l’istinto genitoriale di costoro? Queste persone sono
degne di avere tra le loro mani vite innocenti che possono egoisticamente
stroncare o rovinare?
Eppure nessuno si sognerebbe mai di impedire a priori ad
una donna o ad un uomo di avere figli. Non importa che siano irresponsabili
cronici o gente conosciuta per essere ubriacona, tossica, violenta: nessuno si
sognerebbe di impedir loro di riprodursi.
La seconda argomentazione che sento spesso è che questi
bambini verrebbero presi in giro dagl’altri loro coetanei. Ora, non so in che
mondo viva certa gente, ma si sa che i bambini son sì dei grandissimi fetenti,
però ripetono quello che sentono dire in casa o dall’amichetto che l’ha sentito
da mamma o papà.
Quindi un bambino sfottuto a sangue dai compagni per
avere due mamme o due papà chi dovrebbe ringraziare, se non i genitori dei
compagni?
Magari gli stessi che, saputa la cosa, invece di punire i
propri pargoletti, dicono “ma son
bambini!”. No, miei cari, questa non è una giustificazione: mio padre,
davanti ad un fatto così, mi avrebbe dato una battuta che non avrei più osato
aprir bocca. E non perché sia particolarmente favorevole a queste cose, ma
perché si tratta di una questione di principio, di educazione, di tolleranza e
di rispetto.
La terza è che la religione –restringiamo il campo a
quella cattolica, perché non ho assolutamente intenzione di scrivere un
trattato sulle altre religioni e il rapporto con l’omosessualità- è contraria
ai gay e quindi non si possono affidare bambini a questi abomini. Non spreco
nemmeno una parola a condannare qualcuno che usa la fede in un dio per pararsi
il culo ad ogni piè sospinto o che ritiene la Bibbia un testo scientifico.
Quindi stendiamo un velo pietoso.
La quarta è la migliore, è in pole position, forse va a
pari merito con la terza: i bambini hanno bisogno di una mamma e un papà per
crescere bene, di una solida base, insomma.
Quindi, secondo questa logica, anche madri o padri single
o vedovi o nonni che hanno l’affidamento dei nipoti o fratelli maggiori che
crescono i minori non dovrebbero avere l’opportunità di detenere la potestà del
bambino, visto che non sono una solida base.
Insomma, tutti pensano a tutto, fuori che al benessere
dei bambini. Sì, perché alla fine nessuno pensa davvero a loro: un bambino ha
bisogno di una casa, di una famiglia che lo ami.
E ora mi verrete a dire che sono discorsi triti e
ritriti, lo so, perché in chiunque può amare un bambino, ma ciò non significa
che questo chiunque possa essere un genitore, magari in virtù dei motivi su di
sopra. E qua permettetemi, allora, di dirvi che vi sbagliate.
Un bambino ha bisogno di amore, di carezze, di coccole.
Ha bisogno di qualcuno che lo faccia sentire speciale, di qualcuno che gli dica
che è il più bello del mondo, il più intelligente; di qualcuno che gli prepari
la merenda, il pranzo, la cena e la colazione con amore, che lo protegga e lo
cresca con dedizione, che gli insegni a comportarsi, ad amare, a pensare.
Qualcuno con cui litigare ma su cui contare.
E lo so perché sono cresciuta senza mia madre, che viveva
lontano e vedevo una volta all’anno, se mi andava bene, e senza mio padre, che
lavora tutta la settimana e quei due giorni che passa con me sono troppo pochi
per fare il genitore.
Mi hanno cresciuta i miei nonni e mia zia e, nonostante
tutte le loro mancanze, mi hanno insegnato cosa serve ad un bambino per
crescere. Non serve un attico in centro a Londra, non servono tonnellate di
giocattoli e vestiti, non servono le famiglie del Mulino Bianco: servono amore
e cure e, soprattutto, chi può dargliene, indipendentemente da religione,
orientamento sessuale o politico, ricchezza o povertà ed etnia.
Ecco, è questo che serve ad un bambino, ma quando
parliamo in loro vece, raramente pensiamo al loro benessere: siamo invece più
portati a difendere le nostre idee e le nostre certezze, anche a loro
discapito.
Con questo non vi chiedo di amare i gay alla follia,
ma vi chiedo, la prossima volta in cui dovrete trattare questo argomento, di
pensare prima ai bambini e solo poi, al vostro orgoglio personale.